E’ estate e il caldo è coinvolgente, l’aria di vacanze e di mare ci sta richiamando e ci si separa dalle relazioni metropolitane. Nonno Mario alla nostra partenza ci ha salutati sereno, con il suo sorriso aperto sul suo viso tondo e simpatico su una corporatura possente e rassicurante. Lui ha sempre una battuta scherzosa per ogni occasione! Il brillare del mare e lo scintillare della sabbia vengono offuscati, dopo pochi giorni, da una telefonata di Nonno Mario che interrompe le nostre vacanze. Si trova al Policlinico di Milano, dove è andato per un forte mal di stomaco. Un giovane chirurgo gli ha diagnosticato un tumore già diffuso nel polmone sinistro. È già stato operato e gli hanno asportato il polmone. A noi tutti risuona come una catastrofe. Torniamo di corsa e lo riabbracciamo, attoniti per gli imprevisti della vita. Passa il tempo, Nonno Mario è senza un polmone, ha qualche decina di chilogrammi in meno, ha quel rumore di catarro che sovente gli interrompe il respiro, ma il suo sorriso è pronto ad abbracciarci ogni giorno. Qualche anno più tardi si aggiunge anche la bombola di ossigeno a fargli compagnia e ad aiutarlo a respirare. Nonno Mario per i tredici anni successivi all’intervento ci ha donato respiri e sorrisi e ci ha insegnato a misurare i passi sulla possibilità di respiro. Ricordo che mi piaceva guardarlo dalla finestra di casa, così magro, così infinitamente minuto in confronto al traffico stradale, alzare il bastone e fermare le macchine per poter attraversare. Noi nasciamo “imparati” e continuiamo a vivere respirando meccanicamente, senza conoscere l’importanza di questo meccanismo fantastico finché non interviene qualche fattore che ne interrompe la regolarità e ci crea affanno e paura. Lui è stato capace di respirare, insegnarci a respirare e a stare in equilibrio con il suo fiato sugli sforzi che la vita richiede. Questo ricordo di lui, per noi è puro ossigeno.